Arnaldo Pomodoro e Morciano Di Romagna, la Genesi

Colpo d'Ala di Arnaldo Pomodoro

Oggi, 23 giugno 2025, sarebbe stato il compleanno di Arnaldo Pomodoro che proprio ieri ci ha lasciati, portandosi via un pezzo di storia dell’arte italiana.

Da Morciano di Romagna al mondo, il borgo è stato il laboratorio genetico del suo genio artistico, il luogo che ha omaggiato con il suo “Colpo d’Ala“.

Dalla Valconca alla gloria, il percorso artistico di un genio

L’artista nasce a Morciano di Romagna il 23 giugno 1926.
Dal ‘45 al ‘57 lavora come geometra a Pesaro e frequenta parallelamente l’Istituto d’Arte, interessandosi alla scenografia e formandosi nell’oreficeria.

Il suo linguaggio artistico si evolve dai primi materiali preziosi – oro e argento – verso ferro, legno cemento ed il bronzo, materia delle sue sculture monumentali.

Nel 1954 il trasferimento a Milano segna la svolta definitiva: conosce Lucio Fontana, Enrico Baj e altri protagonisti dell’avanguardia e nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia, insieme al fratello Giò.

Negli anni ’60 fonda il “Gruppo Continuità” con Perilli, Novelli, Turcato, Dorazio e il fratello Giò Pomodoro, per la ricerca astratta tra materia e segno.

Nel 1966 il passaggio alla dimensione monumentale con la prima delle sue grandi sfere: tre metri e mezzo per l’Expo di Montreal, ora di fronte alla Farnesina a Roma.

La pluralità delle sue forme espressive, le opere ambientali – quelle che Gillo Dorfles ha definito

architettonizzazioni d’un ambiente naturale o d’un tessuto urbano

realizzate nel corso degli anni, conquistano le piazze più prestigiose del mondo.

Il Colpo d’Ala, il bronzo prende il volo

Anche se Arnaldo Pomodoro ha esposto ovunque – da Milano a Los Angelesuna delle sue opere più commoventi è qui, nel cuore della Valconca.

A Morciano di Romagna, in mezzo al traffico leggero del centro e al profumo di caffè dei bar, si protende verso il cielo una scultura imponente: il “Colpo d’ala”, una grande ala spezzata, lucida e scavata nel bronzo, realizzata dall’artista nel 1988 e dedicata a uno dei padri del Futurismo, Umberto Boccioni.

Quest’opera rappresenta il ponte temporale che connette i due giganti dell’arte italiana.
Due visioni che si incontrano nel cuore della Valconca, creando un unicum culturale e artistico.

Pomodoro, con il suo stile unico – fatto di pieni, vuoti e materia che si apre – ha voluto qui rendere omaggio al movimento, al cambiamento, alla spinta verso il futuro.

E lo ha fatto a Morciano, non per caso.
Il luogo dove è cresciuto e dove ha iniziato a plasmare l’argilla delle sue primissime opere, dove già esprimeva il suo pensiero artistico, fatto di sottrazioni della materia che esaltano non tanto l’esteriorità dell’opera, quanto forme, spazi e geometrie che ne vivono l’interno.

L’artista ha sempre cercato di mettere in crisi la forma, per raccontare ciò che si cela sotto la superficie: tensioni, frammenti di memoria, forza interiore.

Le sue sculture sono presenti nei luoghi simbolo dell’arte internazionale, ma anche negli spazi pubblici, dove entrano in relazione con la città e con chi le guarda.

Così come Il Colpo d’Ala, restaurato con cura nel 2020, continua a dialogare con lo spazio urbano, trasformando una semplice piazza in un museo a cielo aperto.
Il Colpo d’Ala non è infatti un’opera “da museo”, ma qualcosa che vive nella piazza, tra la gente.
Un’opera che il Comune ha saputo valorizzare collocandola in uno specchio d’acqua che la riflette e la eleva, impreziosita dalla magistrale opera di illuminazione scenografica di Pepi Morgia, famoso regista e designer.

La Valconca, il codice sorgente

Le celebri Sfere di Pomodoro – quelle che dominano luoghi iconici, come il Palazzo delle Nazioni Unite a New York, della Farnesina a Roma, il Museo di Arte Contemporanea di Teheran, il Cortile del Belvedere in Vaticano – portano tutte dentro di sé un frammento di Valconca.

Il visitatore che arriva a Morciano può scoprire così il codice sorgente di queste opere leggendarie e respirare l’atmosfera che ha ispirato creazioni ora esposte in alcuni dei luoghi culturali, storici e politici più simbolici del pianeta.

Oggi, a poche ore dalla sua scomparsa, soffermarsi su quest’opera è un modo concreto per dire grazie ad Arnaldo Pomodoro, al Maestro che ha saputo plasmare la materia e renderla viva e fruibile, immersa e in dialogo con il paesaggio antropico.

L’arte, qui infatti non è chiusa in un museo. È parte del paesaggio. È parte della Valconca.

Credits foto in evidenza: Baffoni