Un viaggio millenario dalla preistoria al 1900 passando per i Malatesta

Un viaggio millenario dalla preistoria al 1900 passando per i Malatesta
Il Museo della Regina, itinerario nella città, le grotte
Il toponimo “Catholica” da “rivus Catholice”, torrente, compare per la prima volta nel 1271.
Sotto i Malatesta di Rimini nel Medioevo fino ad oggi, l’antico borgo marinaro custodisce storie antiche, tradizioni e tesori sparsi per la città come chiese, piazze e fontane e altri custoditi nel Museo della Regina.
Quest’ultimo, ubicato nell’antico “Ospedale per Pellegrini” fu costruito alla fine del ‘500 e oggi racchiude due sezioni: una archeologica, in cui è illustrata la storia di Cattolica e i reperti ritrovati dall’età del bronzo all’epoca medioevale, e una dedicata alla cultura delle “Genti di Mare”.
Al museo si aggiungono la maestosa Rocca Malatestiana e le Gallerie sotterranee che si collocano nel borgo antico della città sotto ad abitazioni private. È possibile ammirare tutto ciò attraverso un percorso culturale che si snoda lungo la via Pascoli, cuore del borgo, tra Museo della Regina, via Lavatoio, Oratorio di Santa Croce, via Flaminia, Rocca Malatestiana, Chiesa di S. Apollinare, logge con le botteghe storiche, scavi dell’ex mercato ortofrutticolo e Chiesa di San Pio V.
Itinerario nel borgo, la Torre, le fosse granarie, il Palazzo Corbucci teatro torrioni, mura
Il centro storico di San Giovanni è ricco di tracce che ne raccontano la storia: dai resti delle mura medievali (due torri, di cui solo una sopravvissuta e 6/8 bastioni, in parte ancora visibili), l’antico fossato, ma anche la ricostruzione degli oltre 128 contenitori ipogei per la conservazione a lungo termine del grano che rappresentava il tesoro della Signoria.
Anche l’Ottocento è un periodo fondamentale per San Giovanni: Piazza Silvagni e la chiesa Silvagni, detta di Santa Lucia, sono appunto di quell’epoca, così come il teatro comunale A. Massari ed i palazzi signorili che raccontano una storia gloriosa.
Tra questi spicca il Palazzo Malatesta-Carpegna-Corbucci, che al suo interno ha le antiche grotte, le tracce delle mura, ma anche una pregevole zona signorile.
É inoltre in corso di inaugurazione, presso la Casa della Cultura, il Centro di documentazione del territorio, contenente reperti storici che dall’epoca romana raccontano San Giovanni fino al primo Novecento
Itinerario nel borgo, La rocca, I musei, Il Palio de lo Daino
Arrivati all’ingresso del borgo e varcata la porta medievale si resta stupiti per la splendida esedra neoclassica di piazza Maggiore, che integra armoniosamente la rocca malatestiana e i vicoli del castello.
Sono i luoghi dove, in agosto, Mondaino ritorna per quattro giorni magicamente indietro nel tempo con la festa rinascimentale del Palio de lo Daino, per festeggiare la pace tra Sigismondo Pandolfo Malatesta e l’acerrimo nemico Federico da Montefeltro siglata nel 1459.
Si possono poi scoprire le molteplici le memorie storiche del paese visitando i musei, che conservano importanti testimonianze legate alla roccia e alla terra di questi luoghi.
Dalla roccia provengono fossili di pesci e vegetali risalenti a 6 milioni di anni fa a testimonianza di quando il mare Mediterraneo si prosciugò quasi completamente e dalla terra.
Modellata dalle mani di valenti mastri vasai le preziose maioliche rinascimentali che colpiscono per i ricchi colori e decori.
Ma, passeggiando per le vie del castello, puoi anche trovare una dimora che non ti aspetti, la galleria di arte moderna RiBo104, pensata per ospitare mostre ed artisti contemporanei.
Itinerario nel borgo, il Museo della Linea Gotica
Il colore caldo dei mattoni contrasta con il verde rigoglioso delle colline, tutto sembra essere sospeso nel tempo e nello spazio in attesa di essere riscoperto e rivissuto. Il Castello Malatestiano (XIV sec.), oggi sede del Municipio, ha conservato intatto il suo aspetto originario.
Alla cosiddetta Linea Gotica, la linea di fortificazioni con cui i tedeschi cercavano di ostacolare la risalita degli alleati, è dedicato il Museo di Montegridolfo. Proprio nel riminese, infatti, lo sfondamento della linea gotica visse uno dei momenti più drammatici dove combatterono 1.200.000 soldati coinvolgendo tutto il territorio delle colline e l’entroterra.
Il Museo della Linea gotica di Montegridolfo si trova appena al di fuori delle mura in un edificio che ricorda la struttura di un bunker. Ospita oggetti, documenti, giornali, manifesti della propaganda nazista e fascista, contrapposti a quelli degli alleati, oltre ad un ricco repertorio fotografico e audiovisivo.
Il Museo è adatto a tutte le età e offre spunti di riflessione sulla nostra recente storia.
Il fascino del passato anima anche i palazzi, le vie silenziose e le chiese.
Al centro del borgo si trova la trecentesca Chiesa di San Rocco, antica cappella del castello. Eretta nel 1427 e dotata di un bel portale a ogiva di ispirazione gotica, custodisce una splendida tela di Guido Cagnacci, maestro romagnolo della seduzione e uno dei protagonisti del Seicento. L’opera, eseguita nel periodo giovanile (intorno al 1620) raffigura la Madonna col Bambino adorata dai Santi Sebastiano, Rocco e Giacinto, dove un San Sebastiano, femmineo per le fattezze, la posa e lo splendore della carne, contraddice in modo eclatante lo stereotipo dell’iconografia mistica. Interessanti sono anche gli affreschi, uno di anonimo marchigiano del XV sec., Madonna in trono col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano, e l’altro, con lo stesso soggetto, attribuito a Girolamo Marchesi da Cotignola (1520-25). All’interno della Chiesa di San Rocco è custodita anche l’originale della Madonna nera, recentemente restaurata.
Itinerario nel borgo, Museo di Garibaldi, Cerreto, Meleto
Testimonianze di epoca romana e preromana indicano che Saludecio fosse già abitato nel periodo tardo imperiale. Publio Francesco Modesti dà a Saludecio origini latine. Decio Bruto, ricercato da Marco Antonio, trova scampo su questo colle. Da qui “Salus Deci” (salute di Decio).
Altri atti dicono sia derivato dal Santo Laodicio al quale fu intitolata la Pieve originaria documentata nel 1014. Seguiranno varie denominazioni, Castrum Sancti Laudici, San Ludezzo, oppure come lo chiamerà BOCCACCIO nel “Decàmeron” (settima novella della terza giornata) Sanlodeccio.
Dopo la famiglia ONDEDEI, i MALATESTA e la Repubblica di Venezia, entra a far parte dello STATO PONTIFICIO. Il XIX SECOLO è quello che ha dato il maggior lustro al paese e alla sua economia con i grandi proprietari terrieri e i palazzi nobiliari.
Un itinerario caldamente consigliato: Porta Marina e Montanara, Olmo, Via Roma, Chiesa Parrocchiale e Cripta, Museo di Arte Sacra, Museo di Garibaldi e del Risorgimento, Chiesa e Convento dei Girolomini, Parco della Rimembranza.
Itinerario nel borgo, La rocca di Malatestiana e le mura le chiese
Passeggiare nel borgo di Montefiore Conca, uno dei primi Borghi più belli d’Italia, è un’esperienza unica che fa respirare la storia a pieni polmoni. Il borgo contava anticamente 12 chiese, 4 conventi, 3 ospedali, ed è dominato ancora oggi da una possente Rocca, che racconta il periodo più importante della sua storia, ovvero quello della dominazione malatestiana iniziata intorno al 1337. Nelle mura del castello troviamo l’antichissima Chiesa di San Paolo già nominata molto prima della Rocca, una chiesa intorno alla quale si formò il Castrum ovvero il borgo di Montefiore, di cui si riconosce molto bene la strada romanica di attraversamento. Montefiore rappresentava quasi una scorciatoia per i tanti pellegrini che a piedi si dirigevano da Rimini a Roma. In poco tempo la fortezza divenne una splendida residenza di lusso, nella quale si assaporò una vera “rinascita” che la corrente culturale dell’Umanesimo portò, poco dopo, con Petrarca e Boccaccio, sotto il dominio di Galeotto II Malatesta detto anche l’Ungaro. Un cavaliere impavido che si spinse fino al pozzo di S. Patrizio in Irlanda, per ritrovare l’anima di una donna che tanto amò, sfidando gli inferi solo per rivederla un’ultima volta; una storia romantico cavalleresca unica, narrata in versi e ballate da poeti e scrittori. “Sentinella delle terre malatestiane”, così viene definita oggi la rocca di Montefiore Conca e, giunto sulla terrazza più alta, il visitatore potrà sfiorare le nuvole godendo di un panorama sulla Riviera Romagnola che toglie davvero il fiato.
La linea Gotica
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il comando tedesco in Italia preparò un piano di difesa per rallentare l’avanzata degli anglo-americani dal sud verso il nord, noto come “Linea Gotica”. Lunga 320 Km, in Emilia-Romagna comprendeva il territorio da Riccione a Parma e sfruttava le asprità dell’Appennino tosco-emiliano. La “fortezza” Gemmano, situata in un punto strategico della Linea Gotica, era presidiata dal 100° Reggimento Gebirgsjäger, comandato dal Ten. Col. R. Ernst, che aveva schierato i suoi tre battaglioni attraverso la collina, su una linea che andava da Croce fino a Montefiore Conca.
La battaglia di Gemmano si svolse tra il 4 e il 15 settembre 1944.
Le forze Britanniche dovettero lanciare ben quattro attacchi, nell’arco di oltre dieci giorni. Pesantissimo fu il tributo di sangue che sia le popolazioni che le parti belligeranti dovettero subire (il Ten. Col. Ernst stima in oltre 2.400 le perdite in morti, feriti e dispersi del suo reggimento). Gemmano venne interamente distrutta, tant’è che molti storici la definiscono come “Cassino dell’Adriatico”. Ancora oggi sul territorio di Gemmano sono presenti rifugi e punti chiave che hanno segnato il passaggio del fronte (il più semplice da raggiungere è quello sotto le mura del centro storico).
Il 1900
Due grandi maestri dell'arte del Novecento legano le loro origini a Morciano di Romagna.
Qui trascorse una parte della sua infanzia il padre del futurismo italiano, Umberto Boccioni. A lui è dedicata una della piazze più importanti del Paese. In essa si trova il “Colpo d'Ala”, opera che il celebre scultore Arnaldo Pomodoro, nato proprio a Morciano di Romagna, ha voluto realizzare per omaggiare Boccioni.
Il “Colpo d'Ala” è stato interessato negli ultimi anni da lavori di restauro che hanno restituito all'opera il suo originale splendore. La scultura si mostra al centro della vasca che funge da specchio per la scultura stessa e della scenografia luminosa ideata da Pepi Morgia.
Il borgo fortificato di Agello
Tra i piccoli insediamenti della media valle del Conca, nel comune di San Clemente merita una visita quello di Agello. La prima menzione della Tomba risale alla fine del XIV secolo. La fattoria fortificata, a pianta quadrangolare, era difesa da mura e possedeva un unico accesso, a Sud, munito di ponte levatoio. I documenti attestano qui la presenza di alcune modeste abitazioni nonché di varie fosse da grano.
Di fronte alla porta d’ingresso del borgo - nelle proprietà di Sigismondo Pandolfo Malatesta fino al 1462 - e al centro del quadrivio, si trova l’ex Chiesa della Madonna della Grazia, la cui nuova edificazione fu decisa nel 1899 in sostituzione della cappella settecentesca ormai in pessime condizioni.
Itinerario nei due borghi, le mura malatestiane. Il teatro, Albereto, San Savino, La chiesa della Pace e museo Trarivi
Il patrimonio storico culturale del Comune è ricchissimo: sul territorio si trovano le rocche Malatestiane di Montescudo-Montecolombo, di Albereto, borgo fortificato di San Savino, l’antichissima Ghiacciaia di Monte Scudo le cui origini si perdono nel medioevo.
E ancora il teatro Rosaspina, i sette antichi lavatoi, Palazzo Orlandi Contucci, il parco dei Caduti di Montecolombo.
Presso la Chiesa della Pace di Trarivi si trova il museo della linea Gotica, al fianco della quale si ergono i resti dell’antica chiesa distrutta nel corso della seconda guerra mondiale.
Sassofeltrio è borgo di origine medioevale, da sempre considerato la porta del Montefeltro per chi proviene dalla Riviera.
È da sempre considerata una terra di confine a ridosso della Antica Repubblica di San Marino; nel 962 divenne feudo di Ulderico di Carpegna, la sua rocca fu poi contesa strenuamente dai Malatesta, la Signoria di Rimini e dai Montefeltro i Duca d’Urbino, con il prevalere di questi ultimi, dopo un lungo assedio.
A Valle S. Anastasio dove ci sono i resti di un’antica abbazia, conosciuta già nell’ anno 1000, si racconta che i monaci benedettini preparavano rimedi e medicamenti con le acque minerali locali.