Palazzo Viviani a Montegridolfo, la storia tra mura, assedi e rinascite

Palazzo Viviani Montegridolfo al tramonto

Da fortezza malatestiana a palazzo nobiliare, fino a hotel a quattro stelle: la straordinaria metamorfosi di un pezzo di storia che ha attraversato sette secoli senza perdere il suo fascino.
E dietro la sua rinascita contemporanea, la visione di una delle più celebri stiliste italiane.

C’è qualcosa di magico nel dormire tra mura che hanno visto passare cavalieri medievali, nobili rinascimentali e persino un Cavaliere della Corona di Ferro di Napoleone.

E nel cuore della Valconca, terra di Romagna, Palazzo Viviani a Montegridolfo racconta una storia lunga sette secoli, fatta di trasformazioni continue che hanno saputo rispettare il passato guardando al futuro.

L’ultimo, straordinario capitolo di questa saga è firmato da una delle regine della moda italiana.

Da torrioni di guerra a dimora di charme

Scorcio del borgo di Montegridolfo

La Valconca, terra di confine tra Romagna e Marche, è stata a lungo terra contesa tra Malatesta e Montefeltro, ma proprio grazie a questa lotta, oggi puoi ammirare una valle costellata di castelli e fortezze che passavano dall’una all’altra famiglia in un lungo susseguirsi di conquiste, battaglie e rimaneggiamenti delle strutture fortificate.

La storia di Palazzo Viviani inizia in questo periodo – nel 1338 – quando Galeotto Malatesta decide di rafforzare le difese occidentali del castello di Montegridolfo con due possenti torrioni, pronti a respingere gli attacchi dei rivali Montefeltro.

Per secoli queste due sentinelle di pietra hanno vigilato sulla valle “come una piccola rocca”, finché nel 1664 il vento della storia non ha portato una svolta inaspettata.

È allora che Vincenzo Dionigi, notaio con l’occhio lungo per gli affari, intuisce le potenzialità di quelle antiche mura: acquista dal Comune i due torrioni ormai in disuso e compie un’operazione che oggi definiremmo visionaria: trasforma la fortezza in una residenza di prestigio, creando anche eleganti giardini terrazzati che si affacciano sulla valle.

L’epoca d’oro dei salotti nobiliari

Il Settecento porta nuovi protagonisti come i Filippini, famiglia facoltosa di Montegridolfo che annovera tra le sue fila religiosi, notai e medici.

Ma il vero colpo di scena arriva nel 1801, quando Filippo Viviani di Urbino – Cavaliere della Corona di Ferro nominato da Napoleone Bonaparte – acquista la proprietà.
Un personaggio che incarna perfettamente lo spirito dell’epoca: nobile per nascita, innovatore per necessità, aristocratico per stile di vita.

L’arte del restauro scientifico

Vista del Castello di Montegridolfo con Palazzo Viviani dall'alto

Montegridolfo ha un fascino che attira imprenditori visionari: dopo Vincenzo Dionigi nel 1664 e Filippo Viviani nel 1801, negli anni ’80 del secolo scorso la grande stilista Alberta Ferretti un’imprenditrice “locale” nella provenienza, ma internazionale nel suo campo, si innamora di questo borgo.

Acquista Palazzo Viviani e altre proprietà nelle vicinanze, dando vita insieme al Comune a una società; è l’inizio di un progetto ambizioso che riporterà l’intero borgo – acquisizione dopo acquisizione – ai fasti del passato, conciliando i comfort moderni con un attento restauro rispettoso della storia, grazie anche al contributo dei Beni Culturali.

La stilista applica al restauro la stessa cura amorevole dei dettagli che caratterizza le sue creazioni e il palazzo che ammiriamo oggi è il risultato di un restauro scientifico degli anni Novanta che ha saputo restituire splendore senza tradire l’autenticità.

Ogni pietra, ogni affresco, ogni dettaglio architettonico è stato studiato, catalogato e riportato alla sua bellezza originale con tecniche all’avanguardia.

Un lavoro certosino che ha permesso di scoprire tesori nascosti: affreschi medievali celati dietro pareti successive, grottesche, stemmi nobiliari, capitelli scolpiti che trasportano i visitatori in un’epoca di mecenatismo e raffinatezza artistica.

Quello che rende unico Palazzo Viviani è la sua capacità di stratificare la storia senza mai perdere l’anima. Nelle fondamenta si possono ancora ammirare le antiche mura di cinta e porzioni dei torrioni medievali.

Al piano terra, il ristorante si sviluppa letteralmente dentro la storia, con pareti che sono pezzi dell’antica fortificazione e l’accesso a una suggestiva grotta di tufo.

Giardini che profumano di Rinascimento

Giardini all'italiana di Palazzo Viviani

I giardini di Palazzo Viviani meritano un capitolo a parte.
Con il loro disegno geometrico e rigoroso – all’italiana – sono un libro aperto sulla storia del paesaggio nostrano.
Qui si trova anche la Casa del Pittore, l’ultima dimora dell’artista Antonelli e l’Agrumaia, originariamente destinata alla conservazione dei frutti esotici e oggi location per matrimoni.

Questa storia dimostra come il patrimonio storico possa diventare volano di sviluppo quando incontra visioni imprenditoriali illuminate.

E Palazzo Viviani, con i suoi sette secoli di trasformazioni culminate nella magia contemporanea, dimostra che anche i piccoli borghi possono competere con le destinazioni più blasonate.

Perché la vera nobiltà di un palazzo non sta solo nel suo passato glorioso, ma nella sua capacità di reinventarsi restando fedele a sé stesso.