Il Granaio dei Malatesta, San Giovanni in Marignano

Il Granaio dei Malatesta – nome simbolo di San Giovanni in Marignano – è l’essenza di un borgo che da secoli unisce vocazione agricola e identità storica,
di memoria fatta di campi dorati, fosse che conservavano il grano della Signoria Malatestiana e commerci lungo le rotte adriatiche.

Il Granaio dei Malatesta

Il borgo di San Giovanni in Marignano affonda le radici in epoca romana, quando le prime ville rustiche coltivano vigne e campi di grano sulle alture di Castelvecchio.

Nel XIII secolo – con l’inclusione del Monastero di San Pietro all’interno delle mura fortificate del “Castelnuovo” – la popolazione si sposta verso il castello malatestiano.

La bonifica della pianura da parte dei monasteri ravennati, insieme alla vicinanza al porto di Cattolica, trasforma San Giovanni in un centro strategico per i commerci adriatici.

Da una parte un territorio fertile e ricco di cereali e derrate alimentari, dall’altra un porto capace di distribuire queste risorse lungo l’Adriatico, fino a Ravenna, la Padania e Venezia.

Le fosse ipogee

Per rispondere alla necessità di conservare le derrate, nascono le fosse sotterranee scavate nel terreno, rivestite di paglia e chiuse ermeticamente.

Questi silos custodiscono il raccolto proteggendolo dall’umidità, dagli insetti e dai roditori. Si puliscono le spighe, i chicchi vengono asciugati al sole e poi interrati.

Ogni città medievale ha la sua tecnica, ma l’obiettivo è comune: preservare il grano e garantirne la disponibilità anche in tempi di carestia e per i commerci.

Le fosse granarie nel Medioevo

Tra XIV e XV secolo San Giovanni conta circa 200 fosse granarie.

Lo sappiamo dagli atti notarili, dove la vendita delle case comprende anche la cessione delle fosse.
Le ubicazioni sono indicate rispetto alle vie principali e ai possedimenti confinanti.

Questi documenti raccontano l’urbanistica del castello e la vita quotidiana: accanto a domus, contrade, pozzi e torri, compaiono le fosse, parte integrante del paesaggio urbano.

La dismissione e la rinascita

Nel 1871 il Comune impone la dismissione delle fosse e ne censisce 128.

Nel 1894, con il ripristino del selciato, altre 72 vengono chiuse definitivamente.

Nel 2000, grazie a indagini geognostiche, si individua lo stato delle fosse: molte disarticolate, alcune in discrete condizioni e cinque ancora integre.

Oggi, camminando per il centro storico, si riconoscono grazie a lastre numerate poste sul selciato, mentre quelle ancora integre sono valorizzate da botole di vetro illuminate.

Il Granaio e il Teatro Massari

Ma nel borgo non ci sono solo le fosse granarie a ricordarci l’importanza di questa coltura per il territorio: potete capirlo anche osservando il bellissimo sipario storico sul palco del Teatro Massari.

Qui è rappresentato il borgo di San Giovanni vegliato dalla Dea Cerere – la dea romana della terra, della fertilità e dei raccolti – e dai putti compagni di Bacco, un sipario che racconta le due vocazioni agricole del territorio di San Giovanni in Marignano: il grano e il vino.

Il Granaio dei Malatesta, il nuovo brand di San Giovanni in Marignano

Forte della sua storia così importante che si intreccia con il presente, il Granaio dei Malatesta è diventato anche il brand del borgo, simbolo di appartenenza storica e di promozione in sinergia con il territorio circostante.

È così stato creato il logo del Granaio che raccoglie i 3 simboli di San Giovanni in Marignano:

  • la rosa malatestiana, che ricorda l’appartenenza del granaio alla famiglia riminese,
  • la spiga dorata, simbolo della crescita del borgo intorno alla sua vocazione cerearicola
  • e le quattro fasi lunari, che influenzavano fortemente la vita dei raccolti.

San Giovanni in Marignano è da secoli il granaio dei Malatesta, un luogo che ha nutrito intere comunità e che ancora oggi racconta, attraverso le sue fosse sotterranee, attraverso i suoi spazi storici, il legame indissolubile con la terra e i suoi frutti.